Caro Gesù Bambino, ecco finalmente anche la mia letterina!

Sono io, il don Nicolò: scusa se ho fatto tanto tardi, ma non sapevo bene cosa chiederTi.

Ora però so esattamente quale sia il dono più bello e utile per me – che come ben sai ho messo su famiglia: sono parroco di ben 4 Parrocchie! - : vorrei Tu donassi a me e a tutti i “miei” un po’ di carità, un po’ del Tuo amore. Amore che mi aiuti a perdonare le offese e a superare le antipatie. 

Amore che mi aiuti a spendermi sempre senza riserve, anche e soprattutto quando nessuno o pochissimi rispondono alle iniziative e mi ritrovo solo, stanco, deluso: in fondo Tu ci sei sempre! Amore che mi aiuti a non sviare mai dalla retta fede, anche se altre vie sono indubbiamente più comode e riscuotono più successo – quel menefreghismo oggi di moda ma che dice appunto una mancanza di amore, cui si oppone il saper essere “duri e fermi” perché dall’altro, amato in Te, ci si aspetta il massimo e se ne desidera la salvezza eterna -. Amore che aiuti i “miei familiari”, i parrocchiani, a sapersi e sentirsi parte di un’unica famiglia perché fratelli in Cristo: dunque legati con amore alla propria parrocchia e disposti a qualche sa-crificio pur di viverne le iniziative – piuttosto che dire “tanto Gesù è lo Stesso ovunque” sappiano riconoscere la propria parrocchia come il luogo principale in cui essere cristiani - . Amore che aiuti i “miei familiari”, i parrocchiani, ad essere un solo corpo composto di tante membra tra loro armoniosamente coordinate, e non individui isolati o gruppi al cui interno si sta bene ma esaurito quell’ambito chi s’è visto s’è visto! Non basta far parte di un gruppo – cantori, caritas, catechisti, famiglie, terza età… – ma a partire da quel gruppo è necessario essere presenti alle iniziative proposte per tutti, portando le proprie esperienze e lasciandosi arricchire da quelle altrui. Amore che aiuti in special modo i genitori a saper amare cristianamente i figli, educandoli così alla vita di fede attraverso il proprio esempio – che tristezza quel “vai a Messa, io non posso…” –, attraverso l’assunzione di un impegno chiaro e ben definito nell’ambito parrocchiale, genitori e figli - papà confratello e figlio chierichetto, mamma aiuto al bar e figlia nel coretto o ancella; del resto come si fa a pretendere dai ragazzi quello che noi adulti non facciamo, come chi si lamenta dell’assenza dei piccoli e mai partecipa a catechesi adulti, Sacre Funzioni… -, attraverso la coerenza da se stessi e da loro – insegnando a portare a termine gli impegni presi e dando giustificazione delle proprie mancanze; come si avvisa l’allenatore sarebbe per lo meno educazione avvisare la catechista o il parroco… -. Amore che aiuti tutti noi ad essere Tuo riflesso in questo mondo, Presepe vivente e per questo meraviglioso. Tuo don Nicolò