LA FORZA DEL SILENZIO (3)

Dard. Robert Sarah

238. Nel 2011, in occasione della Giornata mondiale della Gioventù di Madrid, Papa Benedetto XVI doveva rivolgersi ai giovani del mondo intero durante la grande veglia. Al momento di prendere la parola, si è levato un temporale ed è scoppiato un fulmine. Il Papa ha atteso con i giovani che il temporale fosse passato. Quando alla fine il tempo è diventato più clemente, un cerimoniere ha portato al Santo Padre il discorso che aveva preparato. Ma il Papa ha preferito utilizzare il tempo che restava per l’essenziale.

Piuttosto che parlare, ha invitato i giovani a entrare con lui nel silenzio dell’Adorazione. In ginocchio, davanti al Santissimo Sacramento, Benedetto XVI ha predicato con il suo silenzio. C’erano più di un milione di giovani nel fango; eppure, su questa folla immensa regnava un impressionante sacro silenzio, letteralmente «carico di presenza adorata». È un ricordo indimenticabile, un’immagine della Chiesa unita nel grande silenzio intorno al proprio Signore.

 

239. Spesso, le parole portano con sé l’illusione della trasparenza, come se ci permettessero di comprendere tutto, di dominare tutto, di ordinare tutto. La modernità è chiacchierona perché è orgogliosa, a meno che non sia viceversa. Potrebbe essere che sia il nostro chiacchierare incessante a renderci orgogliosi? Mai il mondo ha parlato altrettanto di Dio, della teologia, della preghiera e persino della mistica. Ma il nostro linguaggio umano riduce a un livello molto povero tutto quello che cerca di dire su Dio. Le parole sciupano tutto ciò che le supera. Ora, il mistero è per definizione ciò che è al di sopra della nostra ragione umana. Nella sua Teologia mistica, lo psudo-Dionigi l’Aeropagita scrive che, di fronte a questa realtà che sta al di sopra di tutto, di fronte al mistero, siamo condotti a questa «caligine, superiore a ogni luce, del silenzio […] che riempie dello splendore più bello di ogni bellezza gli intelletti che sanno chiudere gli occhi».

 

240. C’è, in questo, un vero e proprio avvertimento per la nostra civiltà. Se le nostre intelligenze non sanno più fermare gli occhi, se non sappiamo più tacere, allora saremo privati del mistero, della sua luce che è al di là delle tenebre, della sua bellezza che è al di là di ogni bellezza. Senza il mistero, siamo ridotti alla banalità delle cose terrene. (pagg. 147-148)