LA FORZA DEL SILENZIO (5)

Dard. Robert Sarah

248. Come sottolineava il Cardinale Godfried Daneels in una conferenza dal titolo provocatore, Un atteggiamento di servizio e non di manipolazione, «La Liturgia occidentale come è celebrata ha come suo difetto principale quello di essere troppo chiacchierona». Credo che bisogna porre la questione alla radice.

Non si tratta soltanto di aggiungere artificialmente un po’ di silenzio alla Liturgia della Chiesa. Sia chiaro, la Liturgia prevede tempi di silenzio che bisogna rispettare prima delle orazioni, prima del Confiteor, dopo la lettura della parola di Dio e dopo la Comunione. Questi tempi sono il respiro dell’anima. Anche l’offertorio può essere un momento silenzioso.

 

249. Conosco il rammarico manifestato da tanti giovani sacerdoti cui piacerebbe che la preghiera del Canone fosse pronunciata nel più grande silenzio. L’unità di tutta l’assemblea, che vive la comunione con le parole pronunciate in un sacro sussurro, era il segno splendido di una Chiesa contemplativa, riunita intorno al Sacrificio del suo Salvatore. Il Cardinale Ratzinger scrive in Introduzione allo spirito della Liturgia: «Chiunque abbia fatto l’esperienza di una comunità unita nella preghiera silenziosa del Canone sa che rappresenta un vero silenzio. Là il silenzio è, al tempo stesso, un grido potente, penetrante, lanciato verso Dio e una comunione di preghiera colma di Spirito. Pregare così il Canone è un atto comune dei fedeli e del sacerdote, che resta tuttavia strettamente dipendente dal ministero del sacerdote all’altare. Afferrati da Cristo, guidati dallo Spirito Santo, in questa preghiera comune davanti al Padre, tutti sono uniti nel vero Sacrificio – l’amore che riconcilia e unisce Dio e il mondo». L’intenzione della riforma liturgica, però, era lodevole: i padri conciliari hanno voluto ritrovare la funzione originale della preghiera eucaristica come grande preghiera pubblica davanti a Dio. Ma non possiamo non costatare che la tentazione di cercare la varietà e di introdurre nel Canone improvvisazioni è forte. La liturgia, ormai, corre il rischio di una banalizzazione delle parole della preghiera eucaristica. Così, penso che il Cardinale Ratzinger aveva ragione di scrivere che «anche il silenzio durante il Canone è necessario per non perdere la Parola». Ai suoi tempi, aveva proposto soluzioni pratiche e aveva affermato con forza che la recita ad alta voce di tutta la preghiera eucaristica non era l’unico mezzo per ottenere la partecipazione di tutti a questa sacra azione. Dobbiamo lavorare a una soluzione equilibrata e aprire la possibilità di spazi di silenzio in questo ambito. (pagg. 153-154).