LA FORZA DEL SILENZIO (7)

Dard. Robert Sarah

254. Non è sufficiente limitarsi a stabilire che ci sia più silenzio. Affinché ciascuno possa comprendere che la liturgia ci fa rivolgere interiormente al Signore, farebbe bene che durante le celebrazioni tutti insieme, sacerdoti e fedeli, fossimo fisicamente rivolti verso l’Oriente, simboleggiato dall’abside. Questo modo di fare continua ad essere assolutamente legittimo. Le testimonianze dei primi secoli della Chiesa non mancano.

«Quando stiamo in piedi per pregare, ci rivolgiamo verso l’Oriente”, precisa Sant’Agostino, facendosi eco di una tradizione che risale, secondo San Basilio, agli Apostoli stessi. Le Chiese erano state concepite per la preghiera delle comunità cristiane e le Costituzioni Apostoliche raccomandavano nel IV secolo che fossero “orientate”. E quando l’altare è rivolto ad occidente, come a San Pietro a Roma, il celebrante deve rivolgersi verso Levante, trovandosi così di fronte al popolo. La preoccupazione dei Padri non era, dunque, tanto quella di celebrare con le spalle o con il volto rivolto al popolo… ma rivolti verso l’Oriente», nota opportunamente Xavier Accart nel suo meraviglioso libro Comprendre et vivre la Liturgie – Signes et symboles expliqués à tous (Comprendere e vivere la Liturgia – Segni e simboli spiegati a tutti). Poi aggiunge: «Questo orientamento corporale della preghiera non è, tuttavia, che il segno di un “orientamento” interiore. Origene sottolinea che questa scelta “simboleggia l’anima che guarda verso il sorgere della vera luce”» quando scrive in Le Parabole evangeliche: Dall’Oriente viene il favore accordato da Dio, poiché è da là che viene l’Uomo il Cui “Nome è Oriente” (cfr. Zc 6,12), stabilito “Mediatore tra Dio e gli uomini” (1Tm 2,5). È dunque per te un invito a “guardare verso l’Oriente” (cfr. Bar 4,36) sempre, poiché da là sorge per te “il Sole di Giustizia” (Ml 3,20), da là nasce per te la luce, affinchè tu non sia come “chi cammina nelle tenebre” (Gv 12,35) e l’ultimo giorno non ti colga nelle tenebre». In quanto Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ci tengo ancora una volta a ricordare che la celebrazione versus orientem è autorizzata dalle rubriche del Messale poiché è di tradizione apostolica. Non c’è bisogno di alcuna particolare autorizzazione per celebrare in questo modo, cioè sacerdote e popolo, rivolti verso il Signore. Se materialmente non è possibile celebrare ad orientem, bisogna necessariamente porre una croce sull’altare, bene in vista, come punto di riferimento per tutti. Cristo in Croce è l’Oriente cristiano. (pagg. 155-156)