LA FORZA DEL SILENZIO (10)

Dard. Robert Sarah

258. La preghiera è una conversazione, un dialogo con il Dio Trino: se, in certi momenti, ci si rivolge a Dio, in altri, si fa silenzio per ascoltarLo.

259. […] L’iconostasi è, per gli Orientali, il velo del mistero. Per i latini, il silenzio è una specie di iconostasi sonora.

 

260. In Occidente, in tutti i vari riti – romano, romano-lionese, certosino, domenicano, ambrosiano – la preghiera silenziosa del sacerdote non è coperta dal canto del coro o dei fedeli senza interruzione. La Messa latina prevede da sempre dei tempi di silenzio assoluto. Fino alla riforma di Paolo VI, questo era il caso soprattutto del Canone, che era pronunciato dal celebrante in silenzio, in secreto, tranne che nei rari casi di concelebrazione sacramentale. È vero che in certi luoghi si era voluto riempire il vuoto di questo silenzio di qualche minuto che, in realtà, non era che apparente, con il suono dell’organo o con canti polifonici, ma questa prassi non corrispondeva allo spirito del rito.

 

261. Il Concilio Vaticano II ha previsto il mantenimento di un tempo di silenzio durante la Santa Messa. Pertanto, la Costituzione Sacrosanctum Concilium ha decretato che «per promuovere la partecipazione attiva, si curino le acclamazioni dei fedeli, le risposte, il canto dei salmi, le antifone, i canti, nonché le azioni e i gesti e l’atteggiamento del corpo. Si osservi anche, a tempo debito, un sacro silenzio». L’Ordinamento Generale del Messale Romano di Paolo VI, nella nuova edizione del 2002 voluta da San Giovanni Paolo II, ha precisato i numerosi momenti della Messa nei quali bisogna osservare questo silenzio. Vi troviamo innanzitutto questo richiamo generale: «Si deve anche osservare, a suo tempo, il sacro silenzio, come parte della celebrazione. La sua natura dipende dal momento iun cui ha luogo nelle singole celebrazioni. Così, durante l’atto penitenziale e dopo l’invito alla preghiera, il silenzio aiuta il raccoglimento; dopo la lettura o l’omelia, è un richiamo a meditare brevemente ciò che si è ascoltato; dopo la Comunione, favorisce la preghiera interiore di lode e di supplica. Anche prima della stessa celebrazione è bene osservare il silenzio in chiesa, in sagrestia e nel luogo dove si assumono i paramenti e nei locali annessi, perché tutti possano prepararsi devotamente e nei giusti modi alla sacra celebrazione». È triste e quasi sacrilego di sentire talvolta sacerdoti, vescovi e i fedeli laici che chiacchierano senza sosta in sagrestia e anche durante la processione di ingresso, invece di raccogliersi e di contemplare in silenzio il mistero della Morte di Cristo sulla Croce, che si apprestano a celebrare e che dovrebbe ispirare loro stupore e timore. (pagg. 160-161)