LA FORZA DEL SILENZIO (13)

Dard. Robert Sarah

267. In senso negativo, il silenzio è l’assenza di rumore. Può essere esteriore o interiore. Il silenzio esteriore concerne il silenzio delle parole e delle azioni, altrimenti detto l’assenza di rumore delle porte, dei veicoli, dei martelli pneumatici, degli aerei, del funzionamento rumoroso degli apparecchi fotografici, spesso accompagnati dai flash, e anche di questa orribile foresta di cellulari che vengono branditi dalle braccia in alto durante le nostre liturgie eucaristiche… Il silenzio virtuoso, o mistico, deve evidentemente distinguersi dal silenzio pieno di rimprovero, di rifiuto di rivolgere la parola, dal silenzio di omissione per codardia, egoismo o durezza di cuore.

268. Il silenzio esteriore è un esercizio ascetico di dominio dell’uso della parola. Prima di tutto, può essere bene ricordare che cosa è l’ascesi, questa parola che è lontana dall’essere posta sul pinnacolo della nostra società di consumo, e anche, bisogna evitarlo, che spaventa i nostri contemporanei, e molto spesso i cristiani, che subiscono l’influenza dello spirito del mondo. 

L’ascesi è un mezzo che ci aiuta a eliminare dalla nostra vita tutto quello che la appesantisce, vale a dire che impedisce la nostra vita spirituale, e che costituisce un ostacolo per la preghiera.

 

Sì, è proprio nella preghiera che Dio ci comunica la Sua Vita e manifesta la Sua presenza nella nostra anima irrigandola con i fiumi del Suo amore trinitario. E la preghiera è essenzialmente silenzio. Le chiacchiere, frutto di una tendenza a esternare tutti i tesori dell’anima esprimendoli, sono gravemente nocive alla vita spirituale. Spinto verso l’esterno dal bisogno di dire tutto, il chiacchierone non può che essere lontano da Dio, superficiale e incapace di qualsiasi attività spirituale profonda. I libri sapienziali dell’Antico Testamento traboccano di esortazioni tese a evitare i peccati della lingua, in particolare la maldicenza e la calunnia (cfr. Pr. 10,8.11.13). I libri profetici, da parte loro, qualificano il silenzio come l’espressione del timore reverenziale verso Dio; è quindi una preparazione alla teofania di Dio, cioè alla rivelazione della Sua presenza nel mondo (cfr. Lam. 3,26; Ab. 2,20; Zc. 2,17).

 

Il Nuovo Testamento non è diverso. Infatti, vi si trova la Lettera di Giacomo, che rimane evidentemente un testo classico a proposito del dominio della lingua. Tuttavia, sisa che Gesù Stesso ci ha messi in guardia contro le parole cattive, che sono l’espressione di un cuore depravato (cfr. Mt. 15,19) e anche contro le parole oziose, di cui ci sarà chiesto conto (cfr. Mt. 12,19). In realtà, il silenzio vero e buono appartiene sempre a colui che vuole lasciare il proprio posto agli altri, e soprattutto al totalmente Altro, a Dio. All’ooposto, il rumore esterno caratterizza l’individuo che vuole occupare un posto troppo importante, che vuole pavoneggiarsi o esibire se stesso o ancora riempire il proprio vuoto interiore, come è il caso per i numerosi luoghi pubblici in cui regna un rumore e un orgoglio assordante.