11. LETTERA ENCICLICA AD CATHOLICI SACERDOTII

AI VENERABILI FRATELLI PATRIARCHI, PRIMATI, ARCIVESCOVI, VESCOVI E AGLI ALTRI ORDINARI LOCALI CHE HANNO PACE E COMUNIONE CON LA SEDE APOSTOLICA: SUL SACERDOZIO CATTOLICO.

L'obbedienza

Ma da questa stessa condizione del sacerdozio cattolico come di milizia agile e valorosa, ne viene la necessità di uno spirito di disciplina, o diciamo con parola più profondamente cristiana, la necessità dell'obbedienza: di quella obbedienza, che bellamente lega tutti i vari gradi della Gerarchia ecclesiatica, "sicché - come dice il vescovo nell'ammonire gli ordinandi - la Chiesa santa ne resta circondata, ornata e retta da una varietà certamente magnifica, mentre in essa altri vengono consacrati Pontefici, altri sacerdoti di grado inferiore... formandosi di molti membri di varia dignità un solo corpo di Cristo".

Quest'obbedienza i sacerdoti promisero al loro vescovo nell'atto di partire da lui ancora freschi della Sacra Unzione; quest'obbedienza a loro volta i vescovi giurarono nel giorno della loro consacrazione al supremo Capo visibile della Chiesa, al Successore di San Pietro, al Vicario di Gesù Cristo. L'obbedienza adunque leghi sempre più queste varie membra della sacra Gerarchia tra loro e tutte al Capo, rendendo così la Chiesa militante davvero terribile ai nemici di Dio "come esercito schierato"; l'obbedienza temperi lo zelo forse troppo ardente degli uni, e sproni la debolezza o la fiacchezza degli altri; assegni a ciascuno il suo posto e le sue mansioni, e ciascuno vi si collochi senza resistenze che non farebbero che intralciare l'opera magnifica che svolge la Chiesa nel mondo; ciascuno veda nelle disposizioni dei superiori gerarchici le disposizioni del vero ed unico Capo, a Cui tutti obbediamo, Gesù Cristo Signor Nostro, il Quale Si è fatto per noi "obbediente fino alla morte, e alla morte di croce".

 

Difatti il Divino Sommo Sacerdote volle che in modo tutto singolare ci fosse manifesta la Sua perfettissima obbedienza all'Eterno Padre; e perciò abbondano le testimonianze, sia profetiche sia evangeliche, di questa totale e perfetta soggezione del Figlio di Dio alla volontà del Padre: "Entrando nel mondo dice: Tu non hai voluto sacrificio né offerta, ma Mi hai preparato un corpo... Allora dissi: Ecco Io vengo (poiché di Me sta scritto in principio del libro) per fare, o Dio, la Tua volontà". "Il Mio cibo è fare la volontà di Colui Che Mi ha mandato". Ed anche sulla croce, non volle consegnare l'Anima Sua nelle mani del Padre prima di avere dichiarato che tutto era compiuto quanto le Sacre Scritture avevano di Lui predetto, cioè tutta la missione affidataGli dal Padre, fino a quell'ultimo così profondamente misterioso "Sitio" (ho sete), ch'Egli pronunciò "affinché si adempisse la Scrittura"; volendo con ciò dimostrare come anche lo zelo più ardente debba sempre essere pienamente sottomesso alla volontà del Padre, cioè sempre regolato dall'obbedienza a chi per noi tiene le veci del Padre e ci trasmette i Suoi voleri, ossia ai legittimi superiori gerarchici.