Si fa sera e il giorno ormai volge al declino

Card. Robert Sarah

È una cosa positiva che vi siano tanti uomini e tante donne che si professano credenti. Molti popoli attribuiscono un’importanza fondamentale alla fede in un essere trascendente. Alcuni hanno i propri dèi, spesso ritratti sotto forma di potenze più o meno personificate che governano gli uomini. Ispirano timore e terrore, paura e angoscia. Da qui, la tentazione della magia e dell’idolatria. Li si immagina pretendere sacrifici cruenti per accattivarsi la loro benevolenza o per placare la loro ira.

 

Nella storia dell’umanità, un uomo, Abramo, ha saputo operare un totale capovolgimento, scoprendo la fede come una relazione essenzialmente personale con un unico Dio. Questa relazione ha avuto inizio grazie alla fiducia incondizionata nella parola di Dio. Abramo intende una parola e un appello; obbedisce immediatamente. Gli viene chiesto, in modo perentorio e radicale, di abbandonare il suo paese, la sua gente e la casa di suo padre e di partire «per il paese che Io ti indicherò» (Gen 12,1).

 

La fede è dunque un “sì” a Dio. Esige che l’uomo abbandoni i propri dèi, la propria cultura, tutte le sicurezze e le umane ricchezze per entrare nel paese, nella cultura e nell’eredità di Dio. La fede consiste nel lasciarsi guidare da Dio. Essa diventa la nostra unica ricchezza, il nostro presente e il nostro futuro. Diventa la nostra forza, il nostro sostegno, la nostra sicurezza, la nostra roccia incrollabile alla quale possiamo aggrapparci. La fede è vissuta costruendo la casa della nostra vita sulla Roccia Che è Dio (Mt 7,24). Così, Egli può dire all’uomo «Se non crederete, non avrete stabilità» (Is 7,9).

 

La fede di Abramo si sviluppa, si radica e si fortifica in un’alleanza interpersonale costituita di legami indistruttibili con il proprio Dio. La fede implica ed esige fedeltà. Quest’ultima traduce ed esprime un impegno indefettibile ad aggrapparci unicamente a Dio. La fedeltà appartiene anzitutto a Dio, sempre fedele alle Sue promesse, e Che non abbandona mai quanti Lo cercano: «Concluderò con essi un’Alleanza eterna e non Mi allontanerò più da loro per beneficarli; metterò nei loro cuori il Mio timore, perché non si distacchino da Me» (Ger 32,40).

 

La fede è contagiosa. Se non lo è, significa che è diventata scialba. La fede è come il sole: brilla, illumina, irraggia e riscalda tutto ciò che le gravita intorno. Grazie alla forza della sua fede, Abramo coinvolge la sua famiglia e la sua discendenza in una relazione personale con Dio. La fede, certo, è un atto intimamente personale, ma deve anche essere professata e vissuta in famiglia, nella Chiesa, in comunione ecclesiale. La mia fede è quella della Chiesa. Dio definirà Sé Stesso il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio dei Padri del popolo d’Israele.

 

La fede è veramente una solida relazione tra dio e il Suo popolo Israele. All’inizio, è Dio a prendere l’iniziativa di tutto. L’uomo però deve rispondere a questa iniziativa divina con la fede. La fede è sempre una risposta d’amore a un’iniziativa d’amore e di Alleanza.

 

La fede cresce all’interno di un’intensa vita di preghiera e di silenzio contemplativo. Si nutre e si consolida in un quotidiano faccia a faccia con Dio, e in un atteggiamento di adorazione e di silenziosa contemplazione. È professata nel Credo, celebrata nella liturgia, vissuta nella pratica dei comandamenti. Si sviluppa in una vita di interiorità, di adorazione e di preghiera. La fede è nutrita dalla liturgia, dalla dottrina cattolica e da tutta la Tradizione della Chiesa. Le sue fonti principali sono la Sacra Scrittura, i Padri della Chiesa e il Magistero.