Si fa sera e il giorno ormai volge al declino

Card. Robert Sarah

Il mondo occidentale non vive più l’esperienza del soprannaturale. Dobbiamo riallacciare i nostri legami con il cielo. Gli occhi dell’uomo, che non sa più guardare la profondità dell’abisso, si sono chiusi. La grammatica soprannaturale gli risulta ormai ermetica. È abituato a spiegare ogni cosa, a comprendere ogni cosa, a dimostrare ogni cosa. Eppure, la conoscenza delle realtà divine sarà sempre radicata nel mistero e nel rapporto con Colui Che ci ha rivelato il Padre, il Figlio eterno fatto uomo.

 

Per comprendere il linguaggio di Dio abbiamo bisogno di permetterGli di parlarci attraverso il Vangelo e la liturgia. Il nostro orgoglio si rifiuta di consentire a Dio di parlare con parole umane. Non possiamo accettare che Dio Si faccia tanto vicino da essere un bambino. Non accettiamo che Dio voglia donarSi tramite la Chiesa attraverso i Sacramenti.

 

Lo sottolineava già Louis Bouyer in una sua opera, Il mestiere del teologo: «è il risultato di una tendenza che Péguy aveva stigmatizzato parlando delle persone che vogliono avere le mani talmente pulite che alla fine non hanno più mani. Si vuole un cristianesimo così purificato dai suoi elementi semplicemente umani che a quel punto l’elemento divino, non avendo più nulla cui appoggiarsi e con cui esprimersi, è del tutto eliminato. La falsa gnosi, pensando di superare la parola di Dio quanto il mito, riporta di fatto questa parola a un mito completamente chiuso su di sé. L’uomo crede di affermarsi da sé stesso e di divinizzarsi con le sue sole forze senza ricorrere a Dio, senza accogliere la grazia, ma di fatto egli diventa schiavo della potenza demoniaca, del potere di Satana».

 

È precisamente quanto affermava Henri de Lubac in Paradossi. Egli cercava di individuare quale fosse il rifiuto fondamentale sul quale si costruisce la modernità: «Non si vuole parlare di un Dio misterioso. Non si vuole sentir parlare neppure di un Dio Che sia Qualcuno. Di nessuna cosa si ha tanta paura come del mistero del Dio Che è Qualcuno. La sottomissione totale dello spirito alla Rivelazione è una sottomissione feconda, perché è una sottomissione al Mistero. Ma la sottomissione totale dello spirito a qualsiasi sistema umano è una sottomissione sterile».

 

Dice San Giovanni: «Scrivo a voi, figlioli, perché vi sono stati rimessi i peccati in virtù del Suo Nome. Scrivo a voi, padri, perché avete conosciuto Colui Che è fin dal principio. Scrivo a voi, giovani, perché avete vinto il Maligno. Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti, e la parola di Dio dimora in voi e avete vinto il Maligno. Non amate né il mondo, né le cose del mondo!» (1Gv 2,12-15). Qual è questo mondo che non dobbiamo amare? Ho risposto all’interrogativo nella mia omelia in occasione del pellegrinaggio a Chartres, il 21 maggio 2018: «Il mondo che non dobbiamo amare e al quale non dobbiamo conformarci, non è – lo sappiamo bene – il mondo creato e amato da Dio, non sono le persone del mondo, verso le quali, al contrario, dobbiamo sempre tendere, soprattutto i poveri e gli ultimi dei poveri, per amarli e servirli umilmente. No! Il mondo da non amare è un altro; è il mondo come è diventato sotto il dominio di Satana e del peccato. Il mondo delle ideologia che negano la natura umana e doistruggono la famiglia.