Si fa sera e il giorno ormai volge al declino

Card. Robert Sarah

La grande tentazione per l’eccelsiologia consiste nel ridurre la Chiesa a un livello sociologico. La sposa di Cristo diventa oggetto di uno sguardo puramente umano e profano. Si vuole vedere in essa una società che promuove un progetto di liberazione sociale essenzialmente terreno. Ma si dimentica che questa non è niente meno che Cristo diffuso e comunicato, secondo l’espressione del vescovo Bousset.

 

Si dimentica che essa è realmente il Corpo mistico di Cristo: «La mia impressione è che tacitamente si vada perdendo il senso autenticamente cattolico della realtà “Chiesa” senza che lo si respinga espressamente. Molti non credono più che si tratti di una realtà voluta dal Signore Stesso.

 

 

Anche presso alcuni teologi, la Chiesa appare come una costruzione umana, uno strumento creato da noi e che quindi noi stessi possiamo riorganizzare liberamente a seconda delle esigenze del momento», spiegava Joseph Ratzinger in Rapporto sulla fede.

 

Il Corpo mistico di Cristo, la Chiesa, deve far risplendere la stessa luce dovunque e in qualunque epoca, proprio come il sole che sorge tutte le mattine e illumina il mondo. Lo scopo primario su cui si posano eternamente lo sguardo e la volontà d’amore infinito di Dio, è la perfezione infinita di Cristo Redentore. «Tutto è stato fatto per mezzo di Lui, e senza di Lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste» (Gv 1,3), ed è verso di Lui che Dio conduce tutte le cose e tutti gli avvenimenti della storia.

 

La Chiesa è Gesù Cristo Che prolunga la Sua vita, che è la vita stessa di Dio, in tutta la creazione riscattata, santificata e divinizzata da Lui. Nell’ottobre 2018, il sinodo sul tema I giovani, la fede e il discernimento vocazionale ha provocato una certa perplessità a motivo della controversa interpretazione dell’episodio dei discepoli di Emmaus tratto dal Vangelo di Luca. Avete senz’altro presente i due uomini che, allontanandosi da Gerusalemme, si trascinavano in direzione di un villaggio chiamato Emmaus.

 

Lungo la strada li raggiunge uno sconosciuto che rallenta e rivolge loro la parola. «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?», chiede. La risposta dei due uomini è semplice: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». «Che cosa?» domanda Lui. «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno». Lo sconosciuto reagisce con un rimprovero piuttosto energico: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei Profeti!».

 

Dobbiamo fare riferimento anche all’episodio della tempesta sedata: c’è di che preoccuparsi, la tempesta è violenta e le vite degli Apostoli sono in pericolo. Cristo Si sveglia e li rimprovera: «Uomini di poca fede». Perché? Essere privi di speranza e di fede equivale a diffidare di Dio, dubitare della Sua presenza, che Egli sia fedele, che agisca, nel cuore della nostra vita e in mezzo alle nostre preoccupazione. Con Cristo, quando ci si dispera, si sbaglia sempre. Così, Egli li rimprovera: «Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella Sua gloria?», e condanna esplicitamente la loro mancanza di speranza. Durante il tragitto verso Emmaus, Gesù parla e i discepoli ascoltano. Cominciando da Mosè ed evocando tutti i Profeti, interpreta nelle Scritture ciò che si riferisce a Lui.