![](https://image.jimcdn.com/app/cms/image/transf/none/path/s4080936125f1022d/image/i0d2172d74dbcc665/version/1679922718/image.jpg)
![](https://image.jimcdn.com/app/cms/image/transf/dimension=212x1024:format=jpg/path/s4080936125f1022d/image/ia059d578f7fcdec7/version/1679922947/image.jpg)
Il pianto su Gerusalemme e l’entrata trionfale nella Città santa. Morte di Annalia.
… Quando il corteo entra sotto la volta della porta di Siloan e poi, come un torrente, si riversa entro la città passando per il borgo di Ofel — nel quale ogni terrazza è divenuta una piccola aerea piazza colma di popolo osannante, che getta fiori e rovescia profumi giù, nella via, cercando di gettarli sul Maestro, e l’aria è satura dell’odore dei fiori morenti sotto i passi delle turbe e di essenze che si spargono nell’aria prima di cadere fra la polvere della via — il grido della folla sembra aumentare e farsi forte, come ognuno lo urlasse in una buccina, perché i numerosi archivolti dei quali è piena Gerusalemme lo amplificano con risonanze continue.
Sento gridare, e credo voglia dire ciò che dicono[126] gli evangelisti: «Scialem, Scialem melchil!», (o malchit: cerco di rendere il suono delle parole, ma è difficile, perché hanno aspirazioni che noi non abbiamo). Un grido continuo, simile all’urlo di un mare in tempesta, nel quale non è ancora caduto il fragor del maroso che schiaffeggia spiagge e scogliere che un altro maroso lo raccoglie e rialza in novello fragore, senza tregua mai. Ne sono assordita!
Profumi, odori, gridi, agitarsi di rami e di vesti, colori, urli… È una visione che sbalordisce. Per leggere l'intero capitolo clicca qui: www.valtortamaria.com