La rivoluzione sinodale

Di Guido Vignelli

PAROLE-CHIAVE PER RENDERE SINODALE LA CHIESA.

 

La sinodalità come testimonianza solidale.

Sinodalità – si dice – vuol dire camminare insieme, mettersi in pellegrinaggio verso il futuro, partecipare insieme al progetto di una nuova Chiesa e così facendo educare il popolo di Dio ad avere fiducia in sé stesso e a formarsi un'autocoscienza ecclesiale libera e matura.

Si presuppone che, per ottenere un fausto risultato, basti non discriminare nessuno, essere uniti e solidali, sognare la stessa utopia, anche senza concordare sui mezzi da usare, sulla via da seguire, perfino sul fine da conseguire: la meta finale la si scopre e raggiunge avanzando insieme nel deserto della storia, senza l'aiuto di guide e di mappe, affidandosi solo al soffio dello Spirito e alle sorprese della storia.

In realtà, ogni progetto di riforma o di educazione dev'essere dottrinalmente definito, moralmente sano, rettamente ordinato e gerarchicamente guidato, altrimenti si spingerà il povero popolo di Dio lungo un sentiero che non conosce e verso una meta che non capisce.

 

La collegialità egualitaria e fraterna.

Secondo la prospettiva della sinodalità, la Chiesa, avendo ormai accettato il primo motto del noto trinomio della Rivoluzione Francese (liberté), oggi potrà realizzare compiutamente il secondo (egalité) abolendo ogni distinzione di ruolo o di potere, e domani potrà realizzare anche il terzo (fraternité), imponendo una solidarietà fra eguali affinché la Chiesa sia tutta in ognuno.

Nel contesto di una gerarchia dimissionaria in una Chiesa democratizzata, la famosa collegialità avviata dalla ecclesiologia dell'ultimo concilio ecumenico rischia oggi di degradarsi. Essa potrebbe ridursi a un governo a partecipazione egualitaria tra pari che superi le rappresentanze degli organismi ecclesiali vigenti e imponga il dominio della maggioranza tirannica sedotta dai mass-media, nella migliore delle ipotesi, oppure quello della minoranza prevaricatrice manipolata dalle sette, nella peggiore.

Tuttavia, quando un'autorità si è illusa di compiacere il popolo abdicando alla propria funzione, alla fine ha perso la stima, l'autorevolezza, il consenso e talvolta anche la testa. L'antica diagnosi, svolta da Platone nella sua Repubblica, secondo cui la democrazia si trasforma facilmente in demagogia e di conseguenza favorisce l'insorgere di quell'eccesso opposto che è la tirannide, è stata pienamente confermata dalle tristi vicende dei moderni regimi politici ed ecclesiastici.

In realtà, nella vita sia della Chiesa che della società civile, la differenza e distanza gerarchica tra superiori e inferiori non ostacola lo spirito fraterno e collaborativo tra le classi, ma anzi lo facilita, infondendo nei capi amore e sollecitudine per il popolo e nel popolo rispetto e stima per i capi.