La rivoluzione sinodale

Di Guido Vignelli

RESISTERE ALLA SOVVERSIONE NELLA CHIESA

Essendo il nostro Redentore il Verbo incarnato, anche il Suo Corpo mistico, ossia la Chiesa, ha natura umano-divina, il che comporta la sua immortalità, infallibilità e indefettibilità: anch'essa, come la verità, invicta stabilitate gaudet, gode di una invincibile stabilità. Tuttavia, la storia dimostra che l'azione degl'indegni fedeli – compresi teologi, vescovi e papi – può sminuire, sfigurare, corrompere la Chiesa nella sua dimensione umana, asservendola al mondo e perfino facendola entrare in una sorta di misteriosa agonia. È questo il dramma che oggi stiamo subendo; sminuirlo o ignorarlo comporta il non poter capire la situazione che viviamo e il non potervi rimediare.

 

Il citato documento vaticano in preparazione del prossimo super-sinodo lamenta la tendenza dei fedeli a polemizzare e a dividersi. Eppure, proprio l'applicazione del metodo sinodale alla Chiesa ne aggraverà le polemiche, le divergenze e la frammentazione non solo locale e settoriale ma anche dottrinale. Le assemblee sinodali diventeranno teatrali manifestazioni di una clase descutidora, come lo statista Juan Donoso Cortès aveva bollato i parlamentari borghesi di metà Ottocento.

 

Inoltre, la prevista rivoluzione sinodale rischia di sostituire la vera e viva organizzazione gerarchica della Chiesa con un'artificiosa struttura (sia essa a rete, ossia collettivistica, oppure ad arcipelago, ossia individualistica) che realizzerà un progetto non solo irreligioso ma anche antisociale, analogo ai progetti rivoluzionari pensati dalla setta democratica per manipolare e asservire la società civile. Quando recitiamo il Credo, riconosciamo alla Chiesa le qualifiche di una, santa, cattolica e apostolica. Se domani si compisse la prevista rivoluzione sinodale, l'unità e la cattolicità della Chiesa verrebbero relativizzate in nome di valori democratici come pluralità, latitudinarismo e decentramento, al fine di far prevalere le differenze e i contrasti ideologici, geografici e temporali sulla unità e universalità della società di salvezza. Bisognerebbe cioè professare di credere non più nella unica e sola Chiesa, ma in una qualche Chiesa, una tra le tante che manifestano la varia e contraddittoria esperienza religiosa della traviata umanità contemporanea.

 

 

Bisogna ricordarsi che, nel processo rivoluzionario, una sua nuova fase è spesso il risultato dello scontro dialettico tra una tesi e un'antitesi che poi si riconosco-no speculari e si superano producendo una sintesi provvisoria che fa compiere alla sovversione un salto di qualità verso la meta finale.

Oggi, anche nella Chiesa assistiamo allo scontro fra una fazione rivoluzionaria e una conservatrice. Si tratta di veder se questo scontro è reale e prepara una risolutiva restaurazione cattolica, oppure se è solo un gioco tra false alternative che tendono a riconciliarsi in una sintesi passeggera, oppure se è solo il tentativo di un compromesso che favorisce lo scivolamento verso il relativismo religioso.

 

Per esempio, ci si può domandare se la progettata sinodalità della Chiesa sia in continuità o in discontinuità con la collegialità avviata 60 anni fa dal Concilio Vaticano II. Questo problema solleva nel mondo ecclesiale un dibattito che di-vide la fazione progressista da quella conservatrice. Francamente, problemi co-me questo non mi sembrano decisivi al fine di valutare il dramma in corso, per cui lascio agli storici la soluzione di tale dilemma.

 

Comunque sia, ogni manovra che tende a imporre una ristrutturazione (perestrojka) o meglio una destrutturazione (reset) della tradizionale organizzazione della Chiesa, deve suscitare non la resilienza bensì la resistenza e anzi l'opposizione delle autorità e delle associazioni rimaste fedeli allo spirito cattolico.

Resta ben fermo un fatto indiscutibile: il diritto canonico – al contrario della visione moderna del diritto civile – non può essere semplicemente una libera disposizione del sovrano, ma è un diritto che promana da una lunga e ricca tradizione; infatti, il sovrano della Chiesa è il Signore Gesù. Pertanto, nessun'autorità ecclesiastica, nemmeno quella del Sommo Pontefice, può tradire il proprio man-dato apostolico fino al punto di sovvertire la originaria e tradizionale costituzione gerarchica della Chiesa, perché così facendo ne minerebbe le fondamenta.

 

Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici consapevoli della gravità dell'attuale situazione hanno il dovere, e quindi anche il diritto, di opporsi all'azione sovversiva compiuta da autorità ecclesiastiche contro l'unità, l'integrità e l'efficacia della Chiesa.