17. LETTERA ENCICLICA AD CATHOLICI SACERDOTII

AI VENERABILI FRATELLI PATRIARCHI, PRIMATI, ARCIVESCOVI, VESCOVI E AGLI ALTRI ORDINARI LOCALI CHE HANNO PACE E COMUNIONE CON LA SEDE APOSTOLICA: SUL SACERDOZIO CATTOLICO.

IV. Esortazione. La pratica di santificarsi

Ed ora a voi, diletti Figli, rivolgiamo direttamente la Nostra paterna parola, quanti siete sacerdoti dell'Altissimo, dell'uno e dell'altro clero, sparsi per tutto l'orbe cattolico; a voi "gloria Nostra e Nostro gaudio", che portate con tanta generosità il "peso e l'ardore della giornata" e così validamente aiutate Noi e i Nostri Fratelli nell'episcopato, nell'adempimento del dovere di pascere il gregge di Cristo, giunga il Nostro paterno ringraziamento e il Nostro fervido incoraggiamento insieme con l'accorato appello che, pur conoscendo ed apprezzando il vostro encomiabile zelo, vi rivolgiamo nei bisogni dell'ora presente.

 

Quanto più questi si vanno aggravando, tanto più deve crescere ed intensificarsi l'opera vostra redentrice; poiché "voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo".

Ma perché l'opera vostra sia davvero benedetta da Dio e copiosi ne siano i frutti, è necessario ch'essa sia fondata nella santità della vita. Questa è, come abbiamo dichiarato di sopra, la prima e più importante dote del sacerdote cattolico: senza questa, le altre doti poco valgono; con questa, anche se le altre doti non sono in grado eminente, si possono compiere meraviglie, come avvenne (per citare solo qualche esempio) in San Giuseppe da Copertino, e, in tempi a noi più vicini, in quell'umile Curato d'Ars, San Giovanni Maria Vianney, già ricordato, che Noi volemmo assegnare a tutti i Parroci come modello e celeste Patrono. Pertanto, "considerate - vi diremo con l'Apostolo delle Genti - considerate la vostra vocazione"; e questa considerazione non potrà non farvi apprezzare sempre più quella grazia, che vi fu data nella sacra ordinazione, e non spronarvi "a comportarvi in modo degno della chiamata che vi fu fatta".