Dignità del Sacerdozio

La Vocazione

La vocazione.

Dio Stesso Si sceglie i Suoi ministri. E non fanno altrettanto i re della terra? «Nessuno può arrogarsi tal dignità, ma soltanto chi è chiamato da Dio come Aronne», dice S. Paolo: «Neppure Gesù S’arrogò da Se Stesso la gloria d’essere sommo sacerdote, ma Gliela diede Colui Che Gli disse: Tu sei sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedech» (Eb. 5,4.6).

 

È necessaria quindi la chiamata di Dio cioè la vocazione. Gli Apostoli infatti furono chiamati da Gesù Cristo: «Non siete voi che avete scelto Me, ma Io ho scelto voi». Con il dono della vocazione Dio sollecita un’anima a servirLo in uno stato di vita particolare tra il clero secolare o nello stato religioso, ornandola delle doti adatte per compiere degnamente i compiti sacerdotali. E il Vescovo o i superiori religiosi giudicando il candidato come idoneo a tale stato, lo ascrivono nella sacra milizia. Da Dio dunque deve venire la vocazione e non dai parenti, ancor meno da mire umane o fini terreni. Chi si fa Sacerdote senza vocazione è un intruso, un «ladro che non entra per la porta dell’ovile».

 

 

Guai a chi osasse ascendere l’altare non per divina vocazione e solo confidando nelle proprie virtù naturali, o peggio avendo mire ambiziose e terrene! Difficilmente potrebbe osservare gli altissimi doveri del sacerdozio anzi si esporrebbe al pericolo di perdizione per sé, e di scandalo per gli altri.

 

Segni di vocazione sono: l’idoneità allo stato sacerdotale, idoneità che si manifesta nella naturale inclinazione alla pietà e nello zelo per le anime, nella retta intenzione di dar gloria a Dio, nel desiderio di una vita di santità, dimostrando un carattere alieno da ambizioni, docile, amante del sapere sacro. È necessaria inoltre l’elezione da parte dei superiori ecclesiastici, ai quali spetta di giudicare se una vocazione viene proprio da Dio.

 

Come sarebbero infelici gli intrusi senza vocazione tra i sacri ministri, così altrettanto si espongono al pericolo di perdersi per sempre coloro che non seguono prontamente la chiamata di Dio. Beati invece coloro che ascoltano la voce del Maestro e generosamente la seguono come fecero gli Apostoli e una schiera sterminata di santi sacerdoti.

 

Doveri verso le vocazioni.

Lasciar piena libertà di seguir la vocazione. Soprattutto i genitori devono riflettere che è grande l’onore per la propria famiglia quando Dio sceglie un loro figlio per farlo Suo ministro. Devono favorire, custodire, aiutare le vocazioni. Che responsabilità è riservata a chi frappone ostacoli!

Avere per i Sacerdoti grande venerazione. I loro difetti e le loro imperfezioni non impediscono che essi siano i rappresentanti di Dio, persone a Lui consacrate e come tali meritevoli del più profondo rispetto. «Non toccate i Miei santi» dice il Signore; e ancora: «Chi disprezza voi, disprezza Me». Terribile minaccia. È invece dovere e interesse di tutti i fedeli chiedere a Dio con fervente preghiera buoni e zelanti ministri per la Sua vigna come il Signore Stesso ci esorta dicendo: «Pregate il Padrone della messe» e pregare perché degnamente possano adempire la loro divina missione.

 

Il Sacramento dell’Ordine.

L’Ordine è uno dei sette Sacramenti della Nuova Legge istituito da Gesù Cristo. Esso dà la potestà di compiere le funzioni sacre riguardanti l’Eucaristia e la salvezza delle anime; imprime il carattere di ministri di Cristo.

L’Ordine è uno dei più grandi Sacramenti. Infatti se si considera attentamente la natura e l’essenza degli altri Sacramenti si vedrà facilmente che tutti dipendono dal Sacramento dell’Ordine; senza di esso alcuni non potrebbero esistere né essere amministrati, altri resterebbero privi di tutte le cerimonie solenni.

L’Ordine non ha lo stesso scopo degli altri Sacramenti. Mentre gli altri Sacramenti tendono alla santificazione individuale, l’Ordine è istituito per il bene della comunità.

Per il Sacramento dell’Ordine, il sacerdote viene ad essere il mediatore tra Dio e gli uomini. Egli riceve una duplice missione: da una parte egli deve, a nome della società che rappresenta, rendere a Dio il culto che Gli è dovuto; dall’altra, deve comunicare agli uomini, mediante i Sacramenti, le grazie che Dio tiene a loro disposizione, e insegnare loro la dottrina cristiana, vale a dire ciò che devono credere e praticare.

 

Elementi costitutivi dell’Ordine.

Come ogni Sacramento così anche l’Ordine è costituito dalla materia e dalla forma. La materia dell’Ordine. Nella Chiesa latina, l’Ordine si conferisce con l’imposizione delle mani e con la presentazione degli strumenti che devono servire alle funzioni sacre dell’Ordine ricevuto. Nella Chiesa greca non v’è che l’imposizione delle mani.

Risulta dunque dalla pratica delle due Chiese che l’imposizione delle mani è la materia essenziale del Sacramento dell’Ordine (diaconato, presbiterato, episcopato) e che la presentazione degli strumenti può essere considerata come una cerimonia obbligatoria nella Chiesa latina e non come materia indispensabile. Sappiamo che gli Apostoli, per trasmettere i poteri sacerdotali, imponevano le mani ad alcuni fedeli scelti, come risulta dalle raccomandazioni di S. Paolo a Timoteo: «Non aver fretta d’imporre le mani ad alcuno» (1Tm 5,22).

La forma consiste nelle parole che il Vescovo pronuncia mentre impone le mani e fa toccare gli oggetti che servono alle funzioni dell’Ordine conferito.